Il progetto Comunità Amiche della Disabilità

Condividi questo articolo

L’intervento al Congresso Nazionale Sidin del Prof. Franchini e del Dott. Scalvini ha voluto di approfondire i vettori sottesi allo sviluppo del progetto CAD.
Da una parte, è stato posto il focus sul progetto di vita della persona con disabilità (PCD), e dall’altra il ruolo delle comunità nel sostegno al progetto stesso.
L’approccio alla disabilità, ed in particolare alla costruzione del Progetto di Vita, infatti, risente spesso di una logica professionale e specialistica, secondo un approccio che potremmo chiamare problema/soluzione: identificato il problema, clinico o funzionale che sia, si identifica il trattamento, all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza, che immediatamente vengono ricondotti all’erogazione di prestazioni.
Quello che si rischia di perdere è la visione esistenziale della PCD, visione che ci aiuta a spostare l’ottica dall’erogazione dalla semplice somministrazione di prestazioni al sostegno alla vita, attraverso l’organizzazione di aiuti formali, non formali e informali. In questa direzione, occorre togliersi dall’approccio individuale, tipico del Welfare statale, e riflettere più a fondo su quali sono le condizioni perché le comunità nel loro complesso siano inclusive, offrendo il massimo delle opportunità a tutti, ivi incluse le PCD, in un’ottica di Welfare comunitario.
Il CAD può essere uno strumento utile per fotografare le comunità di oggi e fornire alle stesse una foto futura, alla quale tendere, di ciò che potrebbero essere per facilitare lo sviluppo di reti formali e informali che sostengano i Progetti di Vita delle PCD in ogni dominio.

Potrebbero interessarti